Canon 7sZ
Tra il 1967 ed il 1968 venne realizzata un’ultima variante, non contrassegnata esternamente e denominata “tipo 2” o “7sZ” secondo Peter Dechert, prodotta in circa 4000 esemplari:
Come descritto da Sandro Presta nel suo ottimo blog, finalmente su questo modello vennero risolti i problemi di flare nel mirino che affliggevano le precedenti serie P, 7 e 7s, tramite un sistema che incanalava la luce proveniente dallo specchio mobile, in un tubo ottico dotato di condensatore per evitare diffrazione: in questo modo l’immagine mobile giungeva al centro del mirino con dispersioni minime, in modo da massimizzare anche il contrasto. Questa caratteristica non documentata è visibile direttamente osservando la parte sinistra del mirino sul davanti: si nota un cerchio luminoso in direzione dello specchio mobile come mostrato nella foto (1). Questa informazione è importante perché vi fu una sovrapposizione di modelli tra la 7s e la 7sZ: alcuni modelli di 7sZ montano ancora il vecchio tipo di mirino. Purtroppo la catalogazione poco rigorosa dei modelli affligge tutta la produzione telemetro dall’origine sino al 1968. Lo stimato Peter Dechert ha dedicato una vita intera alla ricerca della verità sulla produzione Canon telemetro.
Infine il mirino della 7sZ venne reso ancora più luminoso, ma essa venne anche dotata di un manettino di riavvolgimento più largo, e di una diversa disposizione della vite per la regolazione verticale del telemetro, come si può vedere nella foto (2).
Un’altra differenza tra la 7s e la 7sZ, non documentata nemmeno da Dechert, consiste nell’adozione su quest’ultima di un sistema di interblocco meccanico tra il pulsante di scatto e la leva dell’autoscatto: l’autoscatto parte solo se l’otturatore è stato armato; infatti il pulsante di scatto una volta eseguita la foto torna su e resta bloccato, mentre sulla 7s può scendere nuovamente, tanto da far partire l’autoscatto a vuoto.
Sulla serie Canon 7 fu prevista la possibilità di installare teleobiettivi potenti, da montare tramite una cassetta reflex denominata Canon Mirror box 2, del tutto simile a quelle prodotte dalla Leica (anzi, migliore, perché funzionante senza cavi, solo tramite accoppiamento meccanico).
Essa di fatto trasforma la telemetro in reflex e si innesta sul bocchettone tramite la baionetta esterna M.
Sul lato opposto un bocchettone FL permette il montaggio dei teleobiettivi appositamente prodotti con tale innesto, obiettivi del tutto simili agli obiettivi FL che nel frattempo erano stati lanciati sul mercato, ma privi di leveraggi di comando del diaframma che funzionava solo manualmente; ovviamente il tiraggio degli obiettivi M è minore di quello degli obiettivi FL, cosa che comporta la perdita totale della messa a fuoco nel caso in cui si montino obiettivi FL o FD sulla cassetta reflex.